Rune

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LE ORIGINI:

Le origini delle rune non sono certe. È probabile che derivino da una scrittura appartenente al gruppo delle cinque principali varietà di alfabeto italico, derivato dall’alfabeto etrusco. Questa tesi fa risalire la vera origine delle rune alla colonizzazione greca dell’Italia meridionale, in particolare alla città di Cuma, luogo di incontro tra greci ed etruschi, dove questi ultimi appresero l’alfabeto. Importanti iscrizioni furono scoperte nell’area alpina e prealpina. Scritture simili furono usate per il retico e il venetico. Alcuni studiosi ipotizzano che l’alfabeto runico derivi da quello venetico.

Le uniche iscrizioni runiche note eseguite con certezza in Italia si trovano in due località: nel Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, in Puglia; e nelle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro a Roma. Queste iscrizioni sembrano riconducibili ai pellegrinaggi anglosassoni e al periodo normanno in Italia meridionale. Testimonianze di segni runici sono state riscontrate in una fusaiola risalente a un periodo anteriore al VII d.C. rinvenuta a Belmonte, nel Canavese; la quale è difficile attribuire con certezza la sua produzione da parte autore longobardo (il materiale potrebbe indicare la Pannonia come luogo di origine, luogo presso cui i Longobardi dimorarono prima della migrazione in Italia, inoltre il segno , che si legge chiaramente, era in uso presso i Goti). Un’altra iscrizione runica è presente su uno dei leoni originari della Grecia, testimonianza della presenza vichinga ad Atene, che successivamente, in età moderna, fu trafugato dai veneziani e attualmente si trova esposto nell’Arsenale di Venezia.

Prima serie runica

Il Fuþark antico (ca. 150800) era così composto:

ᚠ ᛫ ᚢ ᛫ ᚦ ᛫ ᚫ ᛫ ᚱ ᛫ ᚲ ᛫ ᚷ ᛫ ᚹ ᛫ ᚺ ᛫ ᚾ ᛫ ᛁ ᛫ ᛃ ᛫ ᛇ

ᛈ ᛫ ᛉ ᛫ ᛋ ᛫ ᛏ ᛫ ᛒ ᛫ ᛖ ᛫ ᛗ ᛫ ᛚ ᛫ ᛜ ᛫ ᛞ ᛫ ᛟ ᛭

Valori fonetici e traslitterazioni

I relativi valori fonetici e le traslitterazioni sono:

  • ᚠ = f;
  • ᚢ = u;
  • ᚦ = þ (th), ð;
  • ᚫ = a;
  • ᚱ = r;
  • ᚲ = k;
  • ᚷ = g;
  • ᚹ = w, v;
  • ᚺ = h;
  • ᚾ = n;
  • ᛁ = i;
  • ᛃ = j, y(?);
  • ᛇ = æ, œ
  • ᛈ = p;
  • ᛉ = z;
  • ᛋ = s;
  • ᛏ = t;
  • ᛒ = b;
  • ᛖ = e;
  • ᛗ = m;
  • ᛚ = l;
  • ᛜ = ng;
  • ᛞ = d;
  • ᛟ = o.

Serie successive:

La scrittura runica ha presentato, sin dalle sue prime manifestazioni, forme nettamente diversificate, a seconda che sia stata utilizzata in area continentale, settentrionale o insulare. In ambito insulare, la tendenza ad adattare la scrittura ai suoni della lingua ha portato ad ampliare il fuþark originario (composto da 24 segni) con altre rune (24 più 5); in Scandinavia si è verificata la tendenza opposta, con la semplificazione del fuþark a 16 segni

Oltre alla prima serie runica, comune a tutte le popolazioni germaniche almeno nella fase pre-migratoria, esistono altre serie runiche, di cui una breve – di soli 16 segni – detta anche serie vichinga o nordica, che presenta la semplificazione di alcuni segni ma priva di molti dei segni corrispondenti alle vocali

Un’altra serie è quella anglosassone, che presenta la variazione grafica del segno *Ansuz, che diventa Os (foneticamente nell’anglosassone si ha uno spostamento della “a” germanica in “o“), e l’introduzione di altri tre segni, Ac (“quercia”), Yr (“arco”) e Ear (“terra”). Queste poi si ampliarono ulteriormente raggiungendo trentatré segni.

Infine, esiste una serie runica usata in area scandinava tra il XII e il XV secolo, per iscrizioni in lingue che già si scrivevano con l’alfabeto latino.

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