
“Io vado dove il vento mi conduce,
Io volo dove mi porta la volontà,
Io sono l’antico che attende il passo,
Io sono la fiamma del Sud innanzi alla porta di Levanah”
Notte tra il 31 luglio e il 1 agosto
Il sabba del Raccolto è un importante traguardo sul piano evolutivo personale, per consolidare i nuovi frutti raccolti dentro ciascuno di noi. Lo scopo è quello di evitare la ripetizione del dolore venuto dagli “errori”, questo non comporta l’eliminazione del ricordo bensì la rielaborazione per ottenere un consolidamento dei risultati di crescita ottenuti durante l’anno. Tutto ciò significa anche conoscere meglio una parte di se stessi ed iniziare ad avere coscienza degli schemi di comportamento che ci sono stati inculcati fin dalla nascita e che ci hanno fatto soffrire. Un raccolto nel bene e nel male per poter risvegliare le nostre facoltà.
Dal punto di vista astrologico Lammas segna il confine fra il segno del Cancro e il segno del Leone, di conseguenza è il punto disgiunzione fra il domicilio lunare e quello solare. Così nelle antiche culture magiche e nei riti popolari ritroviamo il connubio tra il Sole e la Luna. Nella tradizione celtica, per esempio, questo sabba prende il nome di Lughnasadh, ovvero le nozze del Dio solare Lugh con la mortale Erinn, che altro non era che la reincarnazione della Grande Madre (l’Irlanda stessa in alcune leggende).Comunque il concetto essenziale trasposto il leggenda popolare è sempre quello dell’unione dei contrari, di Sole e Luna.

Anche nell’antico Egitto, culla dell’esoterismo, erano giorni importanti, i cosiddetti “Giorni della Canicola”, quando Sothis (Sirio) immagine nel cielo della Dea Iside, luminosa stella del cane maggiore (Anubis) scortava il Sole nel segno del Leone, celebrando le nozze celesti di Iside ed Osiride. Quest’ultimo Dio era concepito quindi come l’energia creativa, divinità della vegetazione che favoriva un buon raccolto.
Ma oltre tutti i miti legati a questa festa, che sarebbe davvero impossibile descrivere nella loro completezza in questa sede vogliamo porre l’accento su ciò che davvero riempie il nostro cuore di streghe più di ogni pomposo inno omerico o complicata mitologia classica, ad esempio il ricordo dello sguardo maestoso della nonna, che con le ceste sulla testa, si avviava verso il campo per poter presenziare come Padrona della mietitura di mezzogiorno. Immagini come questa ci emozionano ancora e ci riportano alle nostrane tradizioni agresti (vox populi, vox dei, dice il proverbio).
Le usanze legate al Raccolto sono numerose e diffuse in tutto il mondo. Nell’area mediterranea ed europea la mietitura è intesa come la sacra rappresentazione della morte rituale, per mezzo di ferimento e uccisione, della vegetazione cereale. Così era la celebrazione dei Misteri Eleusini che, partendo dalla spiga recisa, rinnovava, con una serie di pratiche simboliche, la rinascita ciclica.

Al Raccolto, quando le spighe ondeggiano al vento, i contadini usavano cantare “Sta arrivando la Madre del Grano” oppure dicevano “la Madre del Grano sta passando fra le spighe”. A seconda del raccolto si usavano anche i termini Madre dell’orzo o Madre della segale. Spesso veniva simboleggiata con una bambolina vestita di bianco realizzata con l’ultimo covone che veniva portata fra i campi per fertilizzarli e propiziare un successivo buon raccolto.
“Signora delle stagioni, tu che moltiplichi i frutti e le spighe provvedi che questo grano sia ben mietuto e che renda molti chicchi. Lavoratori i mannelli stringete, il taglio del covone esponete al soffio di Zefiro o a tramontana affinché si impinguino i chicchi”.(Teocrito, Idilli, X – I mietitori – Il canto del lavoro).
La Madre del Grano, identificata con Demetra, possedeva un ruolo importante nelle usanze della mietitura. Nella tradizione dimolte regioni si credeva di trovarla nell’ultimo fascio di spighe non mietute rimaste sul campo, e che tagliando queste la si facesse scappare o la si uccidesse. Per questo motivo l’ultimo covone veniva portato a casa e onorato come una divinità. Era successivamente posto nel granaio auspicando che al momento della trebbiatura riapparisse.
Scrive Frazer: “Ogni fattoria ha la sua madre del grano, la sua Strega, o la sua Fanciulla; ma ogni Madre del grano è simile a tutte le altre, e così pure ogni vecchia e ogni fanciulla. In queste feste della mietitura, come nelle feste di primavera, il rituale è magico. E lo dimostra la consuetudine di gettare nel fiume la Madre del grano per ottenere pioggia e rugiada per le messi; di appesantire la Vecchia del grano, onde ottenere un altrettanto pesante raccolto l’anno successivo; di spargere il grano dell’anno precedente fra le nuove piantine, e di dare l’ultimo covone in pasto al bestiame perché prosperi e si riproduca”.
Nella nostra tradizione viene data rilevante importanza agli spiriti Elementali che contraddistinguono virtù di erbe, fiori e piante. Quindi possiamo facilmente correlare l’idea di uno “spirito elementare del grano” con l’usanza di non tagliare le ultime spighe nel campo (un po’ come per la tradizione di lasciare l’ultimo pomo del raccolto attaccato al ramo del suo albero, affinché “l’Uomo del melo” possa cibarsene e assicurare un buon raccolto futuro).
Non possiamo evitare di citare inoltre la consuetudine dei contadini di gridare lodi, nelle quali piangevano la morte di un amante, ne rammentavano le gesta erotiche e ne auspicavano il ritorno dall’oltretomba. In Grecia erano i lamenti Maneros, derivanti dalla formula egiziana mââ-ne-hra(vieni alla casa) trovata in vari testi egizi e nel Libro dei Morti in cui side invocava il ritorno di Osiride. Si può quindi presumere che i mietitori innalzassero l’invocazione mââ ne hra sul grano tagliato come lamento funebre per la morte dello spirito del grano, e come preghiera per il suo ritorno.

Rito del Ringraziamento
Si accenda una candela color arancio, uno dei colori solari, e si accenda un incenso che contenga elementi di purificazione . Si prepari un pezzetto di carta bianca o carta pergamena su cui scrivere, brevemente, i motivi per cui profondamente ringraziate le entità benevole che presiedono a questo giorno, per il fatto di essere vivi, per la vostra sempre costante crescita interiore. Chiedete di conoscere sempre di più, di entrare in simbiosi col respiro della natura e delle sue forze, alleate alla strega, per incentivare la vostra personale forza e la vostra volontà. Visualizzate ciò che volete creare per voi e per le persone che vi sono care.
Altare di Litha

Costruite quindi un cerchio di pietre attorno a questa candela che arde e fatelo con molta lentezza, ad ogni pietra aggiunta aggiungete anche un ringraziamento e un pensiero che sia di attrazione per i vostri più intimi desideri. Le pietre nascono nel ventre della Madre Terra e ne trattengono valenze e virtù. Ve ne sono di attrattive ed altre che infondono valori e altre che purificano o rigenerano. Potete anche usare ciottoli di fiume o pietre coni forme particolari trovate durante una passeggiata nella natura.
Mettetene di numero dispari. Chiuso il cerchio di pietre bruciate alla fiamma della candela il vostro pezzetto di carta e fatelo consumare nel bracere con l’incenso.
La candela dovrà estinguersi tutta.
Cosa ottenere da Lughnasadh
Grande carica di energia vitale e un profondo senso di benessere psicofisico. Abbondanza in campo economico, serenità nel quotidiano. La forza e la decisione necessarie per porre fine a relazioni che sono vissute come causa di regressione. Riallacciare storie quasi finite, riaccendere i sentimenti e la passione e protezione per la coppia. Purificazione ed esorcismo radicale che si rifletterà beneficamente in ogni settore della vita.

Le Erbe di Lughnasadh
Tutti i cereali, uva, erica, more, prugne selvatiche, mele selvatiche, pere.

Le Candele di Lughnasadh

Olio Eterico per Vestire le Candele di Lughnasadh
